Saturday, February 23, 2008

Non occorre guardare per vedere lontano

Appuntamento alle 19.20 d'avanti al cancello. Quando arriviamo già troviamo qualcuno del nostro gruppo d'avanti al bel palazzo storico situato in centro. Quando gli altri sei amici arrivano siamo pronti ed entriamo.
La struttura si trova al centro del cortile interno del palazzo, all'ingresso veniamo accolti da alcuni ragazzi che ci invitano ad entrare. La prima sorpresa, non propio gradita, è la differenza di prezzo rispetto a quello che c'era scritto sul sito: 20 euro invece di 12, "la sera è incluso un aperitivo" ci dicono. Comunque nessuno protesta. Ci invitano a lasciare tutto negli armadietti, giacche, borse, occhiali e qualsiasi fonte di luce. Qualcuno è teso, c'è un po di ansia e di curiosità. La sala di ingresso dove aspettiamo ha delle sedie e dei tavoli; qualcuno racconta quello che ha sentito da amici che ci sono già stati.
E' il nostro turno, entriamo e uno dei ragazzi che ci ha accolto all'ingresso, ci spiega un pochino come si svolgerà il tutto: "adesso incontreremo la vostra guida, chiedete a lui qualsiasi cosa, qualsiasi domanda, non state troppo attacati tra di voi e rilassatavi. Prendete pure uno dei bastoni dalla cesta".
Ci avviamo verso l'interno, diventa sempre più buio, si comincia a sentire la voce di Anthony che ci invita ad entrare, quando lo raggiungiamo ormai non si vede più nulla. La voce di Anthony è rilassante, ci mette subito a nostro agio, ha un'accento strano.
Incominciamo a muoverci, il terreno cambia, ghiaia, erba... è morbido, vado contro un muro, vado addosso ad altre persone. Gli occhi non riescono ad abituarsi, forse è meglio chiuderli. Posso toccare diversi tipi di alberi, c'è un ruscello e una staccionata. Il percors, che dura un'ora propone diversi ambienti: un giardino, un molo, un viaggio in barca, una casa e la terribile città. Le voci diventano un riferimento fondamentale, riesco a capire dove si trovano gli altri. Quando Miyuki si avvicina riesco a sentire il suo profumo. La mente mi propone immagini di quello che potrebbe essere introno a me, non so perchè immagino la casa come quella di un boscaiolo, o la panda che c'è nella stanza che simula la città, la immagino verde come quella di Carlo. Gli occhi si sforzano a delineare linee ma sono del tutto immaginarie, non vedo nulla. Quando Anthony ci propone due immagini in rilevo mi rendo conto di quanto il mio tatto è insensibile, riesco a capire solo una delle due.

Alla fine come promesso, l'ultima stanza è un bar e si fa l'aperitivo. C'è tanta gente, sono gli altri gruppi che hanno finito prima di noi, ma ci sono troppe voci è tutto troppo confuso: ci guidano per mano. Seduti al tavolo come in tutte le altre stanza non si vede nulla, ma sappiamo almeno come siamo disposti. Anthony ci spiega che c'è un bancone, sei tavoli, e la musica che si sente è un pianoforte che suona una ragazza. Arriva la cameriera, si muove in modo impressionate, ci fa ordinare e si ricorda chi ha ordinato cosa, ci porta da mangiare, è simpatica.

Anthony è gentile e ci spingamo a fare qualche domanda che forse generalmente non faremmo ad un non vedente in un'altra situazione. Ma effettivamente parliamo di più tutti, il fatto di non vedere ci sblocca. La pianista canta "o sole mio". Ma è vero? E' tutto vero? Il tutto è nei miei ricordi come un sogno, le persone erano reali? Io non le ho viste, ho sentito solo le loro voci. Ero rilassatissimo.

Usciamo, la luce... da fastidio agli occhi, Anthony appare ai nostri occhi, ma non è lui! Non è possibile! Dalla voce avevo immaginato un'altra persona: bassina bionda e un po cicciottella, ma lui è alto, castano e magro.
E poi noi usciamo, per noi l'esperienza è finita... "ciao grazie mille, grazie!" ma lui? Lui non esce mai da li.

Grazie, un'esperinza bellissima.


Where: Istituto dei Ciechi di Milano